DUBBY DUB


E’ in release con ALKA Record Label/Ammonia Records, SORRY, NO DUB! secondo full lenght dei DUBBY DUB. 

Ad un anno dal debutto “Rock ‘n’ roll head” che aveva segnato la svolta artistica degli ex H-Strychnine Mauro e Andrea Pulga verso sonorità più ricercate e vicine al vintage rock rispetto all’hard-core di provenienza, i DUBBY DUB tornano con un nuovo album, ricco di sfumature sonore, conservando l’attitudine diretta e “in your face” del loro mood originario. 

SORRY, NO DUB! perché, a dispetto del nome, i DUBBY DUB NON fanno quel ”sottogenere del reggae sorto in Giamaica durante la fine degli anni sessanta (Wikipedia)”. La proposta del combo ferrarese è invece “uno stoner rock incalzante, “tentacolare”, sporcato da chiazze del grunge più ruvido degli anni ’90.” - spiega Mauro Pulga, chitarrista - ”Tutti noi ascoltiamo veramente tanta musica: Enrico il nostro batterista, che scrive i testi, ha una collezione di qualche migliaio di dischi, casa sua sembra un negozio di dischi, di quelli molto bene riforniti e io non riesco a far passare un mese  senza aver ascoltato almeno 20 dischi nuovi…è una mania. Se dovessimo indicare delle influenze su questo album direi Fugazi, Husker Du (ecco da dove vengono le 2 u puntate dei nome) Queens of the stone age, Dinosaur Jr, The Hives,  tanto per dirne alcuni. Abbiamo impiegato quasi un anno di prove per scrivere i brani. La nostra sala prove è in un’ex scuola elementare, la scuola che frequentava Andrea…praticamente suoniamo in quella che era la sua classe, dove ha imparato a scrivere…”
Per comprendere lo spessore dei DUBBY DUB, vi basti sapere che SORRY, NO DUB! è stato registrato in presa diretta “come i dischi rock di una volta”, pressoché interamente buono al primo take e anche su questo lavoro, come nel precedente, la band ha optato per escludere completamente il basso dalla produzione: oltre alle tre chitarre e alla batteria, il quartetto ha invece suonato anche ukulele e glockenspiel.

 

::: RECENSIONI :::

 

La voce sofferta di Andrea Pulga guida attraverso un lavoro che  affonda sicuramente le radici negli anni novanta, ma che sa mischiare con abilità generi ed etichette, in modo da non cadere mai nella banalità o nel cliché. | indieforbunnies.com

 

Si tratta di undici pezzi puliti e veloci in cui nessuna delle tre chitarre prevale sulle altre, ma al contrario si amalgamano con sapienza sostenendo una verve energica e magnificamente martellante, spesso intervallandosi con giochi stilistici marcati International Noise Conspiracy. In confronto a quello precedente, “Sorry, No Dub!” si presenta più virtuoso senza perdere la giusta carica rock… Si parla di artisti ormai rodati da diversi progetti musicali, che sanno quello che fanno; ora sta al Paesello del melodramma prendere in considerazione questo genere musicale folgorante, di qui quasi (ahinoi) si ignora l’esistenza. Buon Ascolto. | Jummag.com

 

Con la loro militanza in band diverse e con anni di gavetta su e giù dal palco, i nostri quattro riversano la loro energia in un prodotto che merita senz’altro un riscontro positivo ed è il lasciapassare per un futuro sicuramente on the rock | Rockrebelmagazine.com

 

L’attenzione alla fase di songwriting c’è tutta e dati i presupposti non ci resta che consigliarvi un ascolto di questo album. | Rockgarage.it

 

il quartetto emiliano tira fuori un disco solido e compatto, capace di stupire in maniera positiva l'ascoltatore e, cosa rara di questi tempi, accattivante. | Spaziorock.it